Qualche cadenza

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Ringraziamo la sig.ra Edi Perino, per averci inviato una bella scansione del rarissimo opuscolo custodito nel Fondo d’archivio Terenzio Grandi, nella Biblioteca del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di TorinoNe diamo la trascrizione completa, facendola precedere da quanto scrive Ferdinando Gerra, nel suo libro su Vannicola, a proposito di questa pubblicazione.


 

Da: Ferdinando Gerra, Musica, letteratura e mistica nel dramma di vita di Giuseppe Vannicola, 1876-1915 – La Revue du Nord e la Rivista Prose. Editore: Bardi, Roma, 1978. Pag. 110.

Uno scritto da non tralasciare per seguire l’evoluzione dello spirito del Vannicola sul finire di quell’anno 1908, è il lungo articolo intimamente autobiografico pubblicato nel fascicolo di settembre-ottobre 1908 della rivista Coenobium di Lugano, con il titolo Qualche cadenza. Pro domo.

Deludente bilancio della propria vita, ridotta ormai ad una forma di rassegnato isolamento dalla società che lo circonda, divenutagli del tutto indifferente. E non è senza significato che quelle pagine nelle quali spesso riaf­fiorano accenni ironici, ma con un’ironia di tono ben diversa da quella passata, siano state inviate ad una rivista letta in Italia solo da pochi, mentre avrebbe potuto pubblicarle sulla Vita lette­raria che aveva a Roma notevole diffusione. Quasi contempora­neamente (numero del 2 ottobre 1908) apparvero invece su quel periodico romano a firma del Vannicola, con lo stesso pretitolo Qualche cadenza¹ ed il titolo specifico Complicazioni ad Ester, alcune banali divagazioni bibliche sul Libro di Ester. Continua a leggere

Corrispondenza su Giuseppe Vannicola

 

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Giovanni Papini scrive a Novaro raccomandando due scritti di Giuseppe Vannicola, l’“Elsa abbandonata” e un breve apologo. Il direttore de “La Riviera” accetta l’ “Elsa” ma respinge “l’Apologo”.

Ringraziamo di cuore per aver voluto condividere questi documenti, Maria Novaro, Presidente della Fondazione Mario Novaro.

La Riviera Ligure era probabilmente l’unica rivista letteraria che aveva la non trascurabile buona abitudine di compensare le collaborazioni che venivano accettate.

Papini era solito farsi pagare in natura (l’ottimo Olio Sasso), mentre a Vannicola il compenso arrivò, graditissimo, per vaglia, alla Casa Lorenzana, ad Albano Laziale.

Silvano Tognacci e Paolo Pianigiani

la Riviera


La bambina guardava…

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Papini con la moglie Giacinta e le figlie, Gioconda e Viola

Papini secondo Viola tenerezze in famiglia

Da Repubblica, 5 Gennaio 2007

Giovanni Papini, uno e centomila. Il “seminatore di spavento” e il cattolico integrale, il filosofo e il memorialista, l’ infaticabile provocatore, pronto a salire sui treni di tutte le avanguardie, e il disincantato osservatore del costume. La cultura fiorentina e italiana della prima metà del Novecento non sarebbero state le stesse senza le sue riviste, da «Leonardo» a «Lacerba», la sua verve dinamitarda di esploratore del nuovo, il suo cattolicesimo sempre in odore di eresia. Continua a leggere

“L’Errore” di Vannicola su “Poesia”

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Da Poesia, anno II, n. 1-2, 1906

L’ERRORE

…. una notte l’intesi piangere d’improvviso nel nostro letto, presso di me, mentre dormiva. Sembrava che la sua anima le sfuggisse in lagrime simile a una timida polla singhiozzante. La sua voce dolce-dolente era come il palpitare di una corda di minugia nella quale la vita delle viscere cui venne strappata sembra aver lasciato il gemere d’un nervo animato.

Io la chiamavo sommesso carezzandole il volto inondato di pianto, con quelle insessuali carezze, quali si convengono all’assorbimento dei sogni. E m’era triste e dolce il confortarla così in quella sua lamentosa esalazione di sè medesima.

Ma ella pareva non intendesse, sognando…. E la destai, non potendo subire più oltre Terrore.


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Una foto nuova di Giuseppe Vannicola

FOTO ARCHIVIO PAPINI Vannicola particolare

FOTO ARCHIVIO PAPINI gruppo

Una foto di gruppo, scattata intorno al 1910, a Firenze.

Custodita presso la Fondazione Conti, nel fondo Giovanni Papini.

Foto di gruppo, [1910]. Sono riconoscibili, in primo piano, in basso da sinistra: Amelia Garoglio; al centro, seduta, con la stola e il manicotto di pelliccia, Giacinta Papini; accanto a lei, in piedi, Eva Amendola; infine Michele Campana. Dietro, da sinistra: Giuseppe Graziosi, Giovanni Amendola, Vincenzo Cardarelli, Oscar Ghiglia, Gustavo Sforni, Ardengo Soffici; quindi Giovanni Papini, Diego Garoglio, Scipio Slataper, Odoardo Campa. Ultimo in alto, sulla scalinata Giuseppe Vannicola.