Giuseppe Vannicola su Lacerba

mia le varie morali


LACERBA

Anno I, n. 4                  Firenze, 15 febbraio 1913                       Costa 4 soldi


 

Contiene: Vannicola, Le varie morali. — Soffici, Cubismo e oltre — Papini, Le parolacee. – Soffici, Giornale di bordo.

 

VANNICOLA.

LE VARIE MORALI

Per essermi attardato all’osteria vuotando più volte il bicchiere, e perchè la mia carne si era animata oltre misura della vista e dell’ odore delle donne, io andavo barcollando lungo la strada e il mio corpo s’era fatto leggero in modo che talvolta pareva che m’involassi.

Tale leggerezza mi empiva d’una grandissima gioia : correvo. poi m’arrestavo a cantare, ma solo il moto poteva calmare l’ardore, e mi mettevo nuovamente a correre. Mi sentivo al disopra della terra, solo con la mia ebrietà. Facevo passi immensi che mi proiettavano più veloce d’un volo; ma la grande leggerezza mi toglieva la sicurtà dei movimenti e mi portava di qua e di là pazzamente.

Percui, in uno slancio superbo, avendo urtato col piede in una pietra, caddi nel fosso che costeggiava la strada.

Quando ripresi i sensi e mi ritrovai in fondo al fosso, non pensai a rialzarmi e mi misi a sognare.

La notte mi penetrava l’anima, lenta, pacificatrice. Sul mio capo splendevano milioni di stelle, intorno a me bruivano lievi rumori che si confondevano e formavano come una voce: il sussurro delle foglie, il sospiro profondo del vento. o. non pensai a rialzarmi e mi misi a sognare. fruscii, mormoni, soffi, aliti… Continua a leggere